SALVIA

SALVIA

SALVIA

(Salvia officinalis L.)

Antisettica, antispasmodica, sedativa, ansiolitica, carminativa, anidrotica, stomachica, vulneraria, antivirale, normorreica e normalizzante il climaterio.

STORIA
Il nome significa “salvo, sano”, è usata da millenni nella medicina tradizionale Cinese e Ayurvedica, ne esistono ben 900 qualità di cui 20 maggiormente utilizzate in cucina e/o medicina; la Salvia Rutilans, messicana, ha curiosamente profumo di ananas, la Salvia sclarea è più dolce e delicata della S. officinalis mentre la Salvia triloba (greca) è più canforacea. Nell’antica Grecia, la pianta era considerata sacra. Presso i Romani la Salvia doveva essere raccolta con un rituale particolare, senza l’intervento di oggetti di ferro, in tunica bianca e con i piedi scalzi e ben lavati. Dioscoride (I sec. d.C.) la riteneva emostatica, diuretica e tonica. Utilizzata come alimento dai curatori nativi Americani, è empiricamente conosciuta nel mondo contadino e fu coltivata negli orti monastici già dal IX sec. d.C.
La Scuola Salernitana (XI sec. d.C.) la definì “Salvia salvatrix”; si legge infatti: “perché un uomo dovrebbe morire quando la salvia cresce nel suo giardino?”. Per la particolare conformazione della foglia venne accomunata alla schiena del rospo; grazie a questo aneddoto nacque la novella 37 del Boccaccio (XIV sec. d.C.), sia un’opera di Sachs, cantore tradizionale tedesco del XV sec. d.C.
Prima dell’avvento moderno delle spezie orientali (pepe nero, anice stellato e cannella), era utilizzata come conservante casalingo delle carni, in virtù dei flavonoidi e dell’o.e., per la presenza di acido rosmarinico ad attività batteriostatica. Dimenticata in età illuministica, viene ciclicamente riscoperta. Non è un caso che la parola inglese per definire la salvia, sage, significhi anche saggio. Rasserena l’umore, aumenta la concentrazione e acuisce la memoria. In ambito di uno studio condotto su giovani studenti (anni 23), poi confermato su soggetti anziani (72 anni), si è sperimentato che essi ottenevano risultati migliori in test mnemonici se inserivano nelle loro diete un estratto di salvia; secondo testimonianze dirette, la sensazione era quella di una maggiore rilassatezza, calma e vigilanza rispetto alla quotidianità (fino a 6h post-assunzione). Inibisce l’acetilcolinesterasi, il cui n.t. è coinvolto nei processi mnemonici e nella vigilanza. Per questo è sempre più frequentemente utilizzata come adiuvante le terapie nel declino cognitivo, Alzheimer compreso. Indubbia l’azione antispasmodica e coleretico-colagoga, per la presenza di flavonoidi e dell’o.e. Nel fitocomplesso della pianta viene segnalata la presenza di due diterpeni, acido carnosico e carnosolo, ad attività BDZ-like (hanno infatti elevata affinità per i recettori GABA-ergici benzodiazepinici).

DROGA
Foglie.

COSTITUENTI ATTIVI
Olio essenziale (1,2-3,6%): α-/β- tujone (fino al 70%), canfora (8-37%), 1-8 cineolo (8-24%), limonene (0,3-1,5%), ecc. *o.e. dalla composizione variabile col periodo di raccolta, ssp. e microclima; fenoli diterpenici: nella foglia fresca acido carnosolico (salvina 0,2-0,4%) che nella foglia essiccata diventa carnosolo (picrosalvina dal sapore amaro); derivati dell’acido idrossicinnamico e acidi fenol-carbossilici: acido rosmarinico, ac. caffeico, ac. clorogenico e ac. salvianolico; derivati dell’acido jasmonico; triterpeni, flavonoidi (1-3%): apigenina-7-glucoside, luteolina-7-glucoside, -3’glucuronidi, 6-idrossiluteina, 2-vincenina, genkwanina, genkwanina-6-metil-etere, salvigenina-5-metil-etere; altre sostanze tra le quali β-sitosterolo e stigmasterolo, colina, asparagina, acidi fosforico, malico, ossalico, alcuni tannini catechici, mucillagini e resine.

USO DELLA TISANA
Antispasmodica, colagogo-coleretica, antiulcerosa, migliorativa del declino cognitivo, mnemonica, antibatterica, antinfiammatoria del cavo orale, antivirale (H. labiale), antiossidante e nell’aftosi (sciacqui).

DOSE CONSIGLIATA
4g circa delle foglie triturate in 150ml d’acqua calda, 2-3 tazze al giorno.

PRECAUZIONI D’USO
Nessuna alla posologia d’uso. La tossicità è dovuta all’olio essenziale e all’ α-/β-tujone, responsabile di “absintismo”: deterioramento fisico e mentale, tremori fino a convulsioni a dosi inferiori a 30 mg/kg e perdita di conoscenza; meccanismo supposto è una inibizione del metabolismo ossidativo neuronale. L’olio essenziale deve essere assunto sotto stretta sorveglianza medica. Vietato l’o.e. in gravidanza e allattamento. Evitare in pazienti ipertesi e pletorici.