LIQUIRIZIA

LIQUIRIZIA

LIQUIRIZIA

(Glycyrrhiza glabra L.)

Secretolitica ed espettorante (stimolo del riflesso tussivo per aumentata secrezione delle gh. salivari, effetto M₃-M₁ colinergico); emolliente, antiflogistica (exp. gastrica) e spasmolitica°; antibatterica*, antivirale* e cicatrizzante; corticoide: l’ac. glicirrizico blocca la 11-βOH-steroido-deidrogenasi determinando aumento dei livelli di cortisolo ed aldosterone (ad azione iperglicemizzante/antinfiammatoria e ipertensivante). L’a.g. inibisce a livello gastrico la 15-idrossi-prostaglandin-deidrogenasi e la ∆13-prostaglandin-reduttasi consentendo un accumulo di prostanoidi e sostanze citoprotettive, specialmente a livello gastrico.

STORIA
Glycyrrhiza dal greco = radice dolce Glabra = liscia, si riferisce al frutto levigato; gli Egizi la utilizzavano come espettorante; Teofrasto (IV sec. a.C.) la citava come “radice dolce della Scitia”, area geografico-politica estesa dall’Ucraina alla Georgia e dalla bielorussia all’ Azerbaigian, contro le ulcere, l’asma e la sete. La virtù che la rese celebre fù la dissetante; gli Sciti infatti, mangiando esclusivamente formaggi di capra e liquirizia, riuscivano a camminare per più di dieci ore nel deserto orientale, senza patire la sete. Ippocrate (V sec. a.C.), Plinio, Dioscoride (I sec. d.C.) e Galeno (II sec. d.C.) la giudicavano insostituibile per combattere il mal di fegato, le gastriti, le coliche renali, le tossi convulse e, lavorata in pomata, come ottimo cicatrizzante per le ferite. I monaci Tibetani nella loro “ricetta di lunga vita” inserirono la glicirriza. Santa Ildegarda (XI sec. d.C.) la raccomanda contro il mal di cuore. Nelle corti britanniche del Medioevo, i cavalieri dedicavano alle dame amate: ”L’amore è sogno, dolce come latte e liquirizia“. Da 50 a 170 volte più dolce del saccarosio (lo zucchero da cucina), una piccola parte di liquirizia lasciata macerare in 20.000 litri d’acqua dà l’aroma. L’effetto balsamico era il più apprezzato: nel Trecento, Palestro de’ Crescenzi in un trattato sull’ Agricoltura affermava: “la regolitia masticata e tenuta sotto la lingua mitiga la sete e l’asprezza de la lingua e de la gola“; nei testi medici settecenteschi, agli inappetenti e ai crapuloni (golosi), veniva raccomandato vino alla liquirizia. Per questo fu, per secoli, di quasi esclusiva competenza della farmacopea: si comprava solo in farmacia, tagliata a pezzetti legnosi ed era carissima. Nel Novecento, era contenuta nelle Pasticche del Re Sole, la produzione si industrializzò a Milano (1932), con la mitica Golia. Le “vere” fabbriche artigianali oggi sono pochissime, concentrate soprattutto in Calabria, e si chiamano conci. La coltivazione della radice, avveniva ogni quattro anni: nel terreno si coltivava un anno grano, poi maggese, poi pascolo e infine, quando la terra aveva raggiunto il giusto grado di azoto, liquirizia. Gli esperti “liquiriziomani” giurano che il sapore di una liquirizia lavorata a mano è del tutto diverso di quello di una lavorata a macchina.

DROGA
Radice.

COSTITUENTI ATTIVI
2-15% saponine triterpeniche di cui acido glicirrizico* (o glicirizina) fino al 14%; amido 25-30%; 3-10% D-glucosio e di saccarosio; mannite; un principio amaro, flavonoidi° (1-1,5%): liquiritina ed isoflavonoidi, fitosteroli e cumarine.

USO DELLA TISANA
Espettorante, antinfiammatoria gastrica (gastriti), ulcere gastroduodenali (anche profilassi) ed aromatizzante.

USO DEL MERCATO
Dolore epigastrico, aerofagia, meteorismo e dismenorrea.

DOSE CONSIGLIATA
Infuso: 1,5g di droga contusa in 150ml di acqua per 10-15minuti; macerato: 10g/L per 5 ore a freddo.

DROGHE ASSOCIATIVE
Come spasmolitica in tisane a base di piante contenenti antrachinoni (Senna, Aloe, Cascara, Frangula).

PRECAUZIONI D’USO
Nessuna alla posologia indicata. La Liquirizia, se assunta in elevata quantità (più di 10g radice/ 1g di glicirrizina prodie) per un periodo lungo può: modificare la glicemia e il tenore di minerali (in particolare sodio) e provocare edemi per effetto mineralcorticoide (antidiuretico), causando ipertensione. Per questo motivo cautela negli ipertesi, nei cardiopatici e nei nefritici, epatici. Non utilizzare in gravidanza; non associare a trattamento corticoide per aumento dei livelli ematici di corticoidi (anticoncezionali orali). Evitare l’uso con diuretici tiazidici/diuretici dell’ansa per effetto sinergico, ipopotassemizzante. Per lo stesso motivo consultare il medico se in cura con digitalici e antiaritmici, sensibili alle variazioni di potassio.

NOTE
Non è consigliato il decotto, in quanto estrae il principio che rende acre le preparazioni. La radice mondata perde il 30-40% di acido glicirrizico (la concentrazione massima è nella corteccia).